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RICERCA E SVILUPPO

RICERCA E SVILUPPO (220)

Recenti studi hanno evidenziato che il Disturbo Dello Spettro Autistico (in inglese “Autism Spectrum Disorders”, da cui deriva “ASD” l'acronimo universalmente utilizzato) riscontrato nelle femmine presenta caratteristiche differenti, ancora poco conosciute, rispetto a quello nei maschi. Con il presente studio abbiamo analizzato potenziali differenze nei profili funzionali-evolutivi e nei sintomi clinici, nonché le correlazioni sesso-specifiche tra caratteristiche cliniche, capacità comunicative, capacità motorie e comportamenti disadattivi in bambini prescolari con ASD. Leggi tutto

Uno studio longitudinale dell’IRCCS Medea mostra come livelli elevati di stress in gravidanza siano associati ad un minore sviluppo cognitivo del neonato. Ora gli studiosi valuteranno l’effetto dell’emergenza COVID-19 sullo stesso campione di mamme e bambini. Leggi tutto

Nel genoma del virus ci sono regioni meno “propense” alla mutazione,  che potrebbero rappresentare un buon target per lo sviluppo di antivirali e vaccini. Lo studio su SARS-CoV-2 dell’IRCCS Medea, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, appena pubblicato su Journal of Virology.

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Avviato il progetto Erasmus+ che vede coinvolti il Centro Nicolae Robanescu di Bucarest, l’IRCCS Eugenio Medea di Bosisio Parini e l’ospedale di Saint Maurice, vicino a Parigi. Leggi tutto

Uno studio del Medea rivede la datazione della dispersione dei virus originati in Africa: non è il frutto di antiche migrazioni ma di eventi più recenti, come la tratta degli schiavi del XVIII secolo. Leggi tutto

Disturbi comportamentali in neuroriabilitazione: cosa disturba, chi disturba?

Chiara Tomasi, Alec Vestri, Sara Piccoli

IRCCS E. Medea Pieve di Soligo e Conegliano – Unità di Riabilitazione per le Turbe Neuropsicologiche Acquisite

I traumi cranioencefalici (TCE) costituiscono una delle principali cause di morte e di disabilità. In seguito alla rapida diffusione della motorizzazione in tutti i Paesi occidentali, avvenuta intorno agli anni Settanta, si è assistito ad un rilevante incremento degli incidenti stradali, che costituiscono infatti la causa principale dei TCE. Questi rappresentano un problema di rilevanza sanitaria e sociale poiché interessano maggiormente la popolazione di giovane età. Grazie ai progressi della neurochirurgia e della rianimazione degli ultimi anni si è ridotto il tasso di mortalità ed è aumentata l’attesa di vita, comportando così un aumento della domanda assistenziale sanitaria sia nella fase acuta che nella fase riabilitativa. Gli esiti disabilitanti del TCE, a seconda della gravità delle lesioni, comprendono disturbi neurologici e cognitivi, inclusi problemi psicologici e comportamentali. I disturbi del comportamento costituiscono una problematica frequente e molto spesso a lungo termine. Rappresentano una sfida sostanziale per la riabilitazione e per l’integrazione sociale dopo il recupero. Inoltre, è opportuno considerare l’importante ricaduta che hanno sul carico familiare.

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E' stato condotto un importante studio di coorte su tutti i pazienti che è stato possibile reclutare nell’ambito della paralisi cerebrale infantile transitati nelle strutture de La Nostra Famiglia del Veneto a partire dal 1969.  Non vi sono altri lavori pubblicati in letteratura nazionale che approfondiscono a così largo spettro questo ambito. Lo studio è stato approvato dal Comitato Etico provinciale e i dati complessivi sono stati pubblicati nel 2019 sulla rivista Research in Developmental Disabilities. Negli ultimi decenni, grazie al progresso in ambito medico, è aumentata l’aspettativa di vita in molte patologie croniche ad esordio infantile. Tra queste, vi è la Paralisi Cerebrale Infantile (PCI). Secondo una definizione condivisa a livello internazionale, il termine PCI descrive un gruppo di disturbi permanenti dello sviluppo del movimento e della postura che possono causare limitazioni nelle attività della vita quotidiana e che sono attribuibili a disturbi non progressivi a carico dello sviluppo del cervello del bambino. Tali disturbi sono spesso accompagnati da ulteriori deficit tra cui disordini sensoriali, percettivi, cognitivi, della comunicazione, epilessia ecc.

Con la diagnosi PCI quindi vengono indicati quadri clinici molto diversi tra di loro che condividono tuttavia, quale elemento caratterizzante, una compromissione della funzionalità motoria. Nel 2016 presso La Nostra Famiglia è stata avviata una ricerca, nata dall’idea del dott. Andrea Martinuzzi e resa possibile grazie al contributo della dott.ssa Alda Pellegri, che ha coinvolto tutte le sedi del Veneto: Conegliano, Pieve di Soligo, Padova, Treviso, San Donà, Vicenza e Oderzo. L’obiettivo di questo studio era quello di valutare quali fossero stati gli esiti a lungo termine nei pazienti con PCI trattati presso i centri della nostra famiglia del Veneto. A tal fine, sono stati raccolti i dati di tutti i bambini con diagnosi di PCI nati tra il 1967 e il 1997 e dimessi all’età di 18, nel trentennio dal 1985 al 2015.

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di Barbara Tomasino et al.

I tumori cerebrali sono spesso associati con alterazioni cognitive. La letteratura sulla neuropsicologia dei pazienti con meningioma -una lesione che generalmente sposta e comprime il parenchima cerebrale con bassa probabilità di infiltrarlo- è ridotta. Abbiamo studiato lo status cognitivo pre-operatorio e analizzato le risonanze magnetiche strutturali in una serie consecutiva di 46 pazienti con un meningioma nelle aree sensorimotorie dell’emisero sinistro e destro. I sintomi clinici riportati dai pazienti variavano da afasia a perdita di forza, a dolore o emicrania. I pazienti con lesioni sinistre hanno mostrato alterazioni nella performance linguistica (denominazione nomi 19.23% e 35% verbi), memoria a breve termine (18.18%) e memoria di lavoro (14.24%) e i pazienti con lesioni destre hanno mostrato alterazioni nella performance in compiti visuo-spaziali (25% neglect, 21.42% pianificazione visuospaziale). L’abilità di simulazione mentale sensorimotoria è risultata alterata in entrambi i gruppi (sinistri, 66.66% e destri, 70%), mentre la simulazione mentale visuo-spaziale è risultata alterata solo nel gruppo dei pazienti con lesione destra.

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di Marco Pozzi et al.

Ad oggi non sono disponibili molti dati epidemiologici sulle gravi cerebrolesioni in età pediatrica, in particolare se si considera il periodo della riabilitazione, che può essere molto lungo e coinvolgere molti centri clinici differenti. Perciò non è chiarito ad oggi se ci siano dei fattori prognostici, presenti già nelle fasi subacute dell’evento lesivo, che possano in qualche modo servire a predire il decorso clinico dei pazienti in riabilitazione. Alcuni fattori, tra cui età, sesso ed eziologia della lesione sono stati correlati in studi precedenti con il decorso clinico, ma spesso limitatamente alla terapia intensiva e senza paragonare differenti eziologie tra loro. Per avere un’idea più precisa di quali variabili cliniche precoci potessero essere correlate con l’esito riabilitativo, abbiamo quindi analizzato un grosso set di dati aggregati, raccolti in modo retrospettivo dai dati clinici dei pazienti dell’IRCCS Medea.

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E’ stato pubblicato il documento “Il ruolo della riabilitazione nei percorsi di cura dei pazienti oncologici in età evolutiva”, prodotto di una serie di incontri del Gruppo di lavoro in Riabilitazione della AIEOP (Associazione Italiana Ematologia ed Oncologia Pediatrica). Al gruppo di lavoro ha partecipato attivamente il Dr. Daniele Panzeri, fisioterapista del Medea di Bosisio Parini.Leggi tutto

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