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Giovedì, 23 Gennaio 2020 09:57

Focus On. Disturbi comportamentali in neuroriabilitazione: cosa disturba, chi disturba?

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Disturbi comportamentali in neuroriabilitazione: cosa disturba, chi disturba?

Chiara Tomasi, Alec Vestri, Sara Piccoli

IRCCS E. Medea Pieve di Soligo e Conegliano – Unità di Riabilitazione per le Turbe Neuropsicologiche Acquisite

I traumi cranioencefalici (TCE) costituiscono una delle principali cause di morte e di disabilità. In seguito alla rapida diffusione della motorizzazione in tutti i Paesi occidentali, avvenuta intorno agli anni Settanta, si è assistito ad un rilevante incremento degli incidenti stradali, che costituiscono infatti la causa principale dei TCE. Questi rappresentano un problema di rilevanza sanitaria e sociale poiché interessano maggiormente la popolazione di giovane età. Grazie ai progressi della neurochirurgia e della rianimazione degli ultimi anni si è ridotto il tasso di mortalità ed è aumentata l’attesa di vita, comportando così un aumento della domanda assistenziale sanitaria sia nella fase acuta che nella fase riabilitativa. Gli esiti disabilitanti del TCE, a seconda della gravità delle lesioni, comprendono disturbi neurologici e cognitivi, inclusi problemi psicologici e comportamentali. I disturbi del comportamento costituiscono una problematica frequente e molto spesso a lungo termine. Rappresentano una sfida sostanziale per la riabilitazione e per l’integrazione sociale dopo il recupero. Inoltre, è opportuno considerare l’importante ricaduta che hanno sul carico familiare.

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Ad oggi in Italia non ci sono studi epidemiologici sui disturbi comportamentali in pazienti che hanno subito un TCE. Nell’anno appena terminato, presso il Centro di Riabilitazione IRCCS E. Medea di Pieve di Soligo, è stato condotto uno studio di coorte su tutti i 410 pazienti che hanno subito TCE, ricoverati nella struttura dal 2001 al 2018. Lo studio aveva l’obiettivo sia di indagare i disturbi del comportamento che di mettere in luce le correlazioni di tali disturbi con le caratteristiche demografiche, cliniche e cognitive delle persone.

La prima parte dello studio è stata dedicata ad approfondire il significato di “disturbi comportamentali” attraverso il punto di vista psichiatrico e psicologico clinico desunto dalla letteratura classica (manuali diagnostici e manuali clinici). In questo modo si è potuto elencare e caratterizzare per definizione ed epidemiologia tutti i disturbi comportamentali considerati nella clinica. Successivamente, si è approfondito il confronto e l’analisi di come gli stessi disturbi venivano osservati e descritti nell’ambito specifico delle persone che hanno subito TCE. Si sono osservate numerose distinzioni che permettono di declinare più adeguatamente i costrutti clinici.

La seconda parte dello studio ha riguardato la rilevazione dei disturbi così definiti nei pazienti transitati nella struttura IRCCS E. Medea di Pieve di Soligo. Essendo uno studio retrospettivo, con il passaggio di numerosi professionisti in un periodo di tempo piuttosto lungo, non ci si poteva attendere una rilevazione sistematica dei disturbi attraverso delle scale univoche e costanti nel tempo. Si è dovuto, quindi, procedere con la quantificazione dei disturbi basati sulla rilevanza clinica: sono state considerate le relazioni cliniche e le osservazioni di medici, psicologici o altri membri dell’equipe riabilitativa che si potevano evincere dalla cartella clinica. In altre parole, si è considerata ogni osservazione rilevata dai medici o dalle figure riabilitative e descritta formalmente in cartella clinica.

Sulla base della precedente analisi di letteratura e la sua declinazione in ambito neuroriabilitativo, sono stati distinti e analizzati disturbi del comportamento di tipo passivo e di tipo attivo. Dopo l’evento lesivo, nella fase acuta e / o nel periodo tardivo, difatti, questi pazienti possono comportarsi in modo differente e passivo rispetto a prima del trauma: possono insorgere apatia, abbassamenti del tono dell’umore, passività, mancanza di interesse nelle relazioni sociali. Viceversa, possono apparire comportamenti attivi come: aggressività, irritabilità, mancanza di rispetto delle regole sociali. Ogni paziente reagisce diversamente all’evento e diviene utile considerare con molta attenzione la consapevolezza, e altri fattori psicologici come il tono dell’umore, la motivazione e il sostegno sociale.

Lo studio ha fornito molti dati. In primo luogo ha confermato che i disturbi del comportamento si presentano frequentemente dopo TCE (nel 67% dei pazienti ricoverati nell’IRCCS E. Medea di Pieve di Soligo) e che si rilevano più tipi di cambiamenti comportamentali, anche associazioni tra sintomi passivi e attivi. È stato rilevato che la gravità del quadro clinico correla più con la numerosità di sintomi comportamentali che con la sola presenza di disturbi; vale a dire che non è tanto la presenza di aspetti comportamentali alterati, quanto la molteplicità dei disturbi comportamentali a compromettere l’esito a lungo termine. I disturbi rilevati più frequentemente sono stati Irritabilità (42%), Demotivazione (28%), Insicurezza (25%) e Agitazione (25%). Il genere femminile è correlato in maniera significativamente più forte del genere maschile ai disturbi passivi. I disturbi comportamentali sono risultati, inoltre, associati significativamente alla presenza di disturbi psicologici e/o psichiatrici, ad anosognosia (mancanza di consapevolezza) ed affaticabilità. In particolare, l’anosognosia è significativamente associata ai disturbi attivi, mentre l’affaticabilità ai disturbi passivi.

Attualmente vi è un solo lavoro italiano che però riguarda solo il grave TCE, a livello internazionale sono comunque pochissimi i lavori pubblicati in merito e difficilmente si tratta di lavori di coorte: il lavoro fatto presso il nostro IRCCS riveste, dunque, particolare importanza sul piano nazionale ed internazionale. Inoltre la parte dedicata a come si declinano in neuroriabilitazione i disturbi comportamentali ha delle implicazioni importanti sul piano dei modelli cinici di riferimento in neuroriabilitazione rispetto alla psichiatria e psicologia clinica classica: fra tutte, la necessità di superare i modelli categoriali e utilizzare maggiormente le caratteristiche descrittive dimensionali.

La dr.ssa Chiara Tomasi ha condotto un approfondito studio sui disturbi comportamentali in neuroriabilitazione nella sede IRCCS E. Medea di Pieve di Soligo. Questo studio è stato voluto e supervisionato dal dr. Alec Vestri con la consulenza della dr.ssa Sara Piccoli. È stato approvato dal Comitato Etico provinciale con il numero di protocollo 610/CE nel verbale del 13/12/2018. È attualmente terminato, in fase di scrittura dell’articolo scientifico.

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