• Home
RICERCA E SVILUPPO

RICERCA E SVILUPPO (220)

di Niccolò Butti et al.

Il danno cerebrale precoce responsabile della paralisi cerebrale si associa non solo a deficit motori ma anche a difficoltà cognitive e delle abilità sociali. In particolare, studi precedenti hanno documentato alterazioni specifiche di percezione del corpo e di cognizione motoria associate a deficit motorio unilaterale in pazienti con emiplegia. Tuttavia, pochi studi hanno indagato queste alterazioni in pazienti con diplegia spastica, condizione caratterizzata da deficit motori bilaterali e frequentemente associata a difficoltà visuo-spaziali, attentive e di percezione sociale. Nel nostro studio abbiamo confrontato la prestazione di un campione di 30 bambini e adolescenti con diplegia spastica con quella di un gruppo di pari età a sviluppo tipico in due diverse prove comportamentali relative alla rappresentazione del corpo. Leggi tutto

Bosisio Parini, 13 settembre - Hanno fatto visita al Polo lombardo dell’Istituto Medea l’On. Patrizia Toia, Europarlamentare e Vicepresidente della Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, e la Dr.ssa Maria Vasile, Policy Officer del Direttorato “People”, Unità Healthy Lives, che segue la politica della ricerca e innovazione in ambito sanitario. Al centro dell'incontro la ricerca scientifica nel contesto europeo e la necessità di sinergia e coordinamento tra i diversi Paesi. Leggi tutto

di Chiara Cantiani et al.

L’abilità di discriminare stimoli acustici presentati in rapida successione (nell’ordine di decine di millisecondi) è cruciale per lo sviluppo delle abilità linguistiche nel corso del primo anno di vita. Questa abilità, chiamata Rapid Auditory Processing (processamento acustico rapido, RAP), è alterata nei neonati a rischio familiare per disturbi del linguaggio e dell’apprendimento (LLI) ed è un affidabile predittore delle successive abilità linguistiche.

In questo studio, abbiamo indagato il pattern di oscillazioni neurali sottostante le abilità di RAP in un gruppo di infanti italiani di 6 mesi di età a rischio per LLI (FH+, n=24), confrontati con un gruppo di infanti di controllo senza tale rischio (FH-, n=32). E’ stato registrato un elettroencefalogramma (EEG) durante la presentazione acustica di stimoli non-verbali che differivano tra loro per frequenza fondamentale o per durata. Sul tracciato EEG sono state svolte analisi di localizzazione delle sorgenti neurali delle risposte elettrofisiologiche e analisi di sincronizzazione dell’attività oscillatoria (nel dominio di tempo-frequenza). Leggi Tutto

Pubblicato il libro sul tumore cerebrale più frequente nei bambini. Geraldina Poggi e Maria Chiara Oprandi ne curano la parte riabilitativa. Leggi di più

di Craig F, Savino R, Trabacca A.

Lo scopo di questa revisione sistematica è di esaminare l'incidenza e la prevalenza di comorbidità tra paralisi cerebrale infantile (PCI), disturbi dello spettro autistico (ASD, acronimo inglese) e disturbo da deficit di attenzione / iperattività (ADHD, acronimo inglese).

Abbiamo ricercato articoli indicizzati su PubMed, EBSCOhost, Scopus, Web of Science e altre fonti online potenzialmente rilevanti, utilizzando la combinazione delle seguenti parole: "paralisi cerebrale" e "autismo" o "ASD" o "disturbo pervasivo dello sviluppo" e "Attenzione Deficit Hyperactivity Disorder " o " ADHD ".

Sono stati identificati 2542 studi sulla comorbidità tra PCI e ASD e 998 studi sulla comorbidità tra PCI e ADHD. Dopo lo screening dei titoli e degli abstract e la rimozione di studi duplicati, sono stati identificati 47 manoscritti full-text (PCI e ASD n = 28; PCI e ADHD n = 19) in base ai criteri di inclusione ed esclusione. Ventotto (CP e ASD n = 16; CP e ADHD n = 12) studi sono stati identificati in base al processo di “peer review”. Leggi tutto

Negli ultimi anni, a livello mondiale, è stata dedicata grande attenzione alla sfida nella gestione delle malattie rare (MR). Le autorità sanitarie hanno concentrato gli sforzi per stimolare la ricerca, migliorare l'assistenza sanitaria e creare un approccio medico integrato nella gestione delle malattie rare. Ad oggi, l'obiettivo della riabilitazione è quello di raggiungere e mantenere un livello funzionale ottimale approcciandosi alla disabilità secondo il modello dell’ICF (International Classification of Functioning), che ricomprende il livello di funzionamemto umano e la disabilità, come un'interazione dinamica tra condizioni di salute e fattori contestuali, sia personali che ambientali. Fino a pochi anni fa le informazioni relative a queste malattie erano "Rare", così come "Rare" erano le informazioni rispetto alle disabilità incontrate da un bambino con malattia rara e altrettanto "Rari" erano i programmi e gli interventi riabilitativi. Oggi sappiamo che molti bambini con MR vivono quotidianamente in una situazione di  cronicità,  alcuni bambini con MR sono costantemente  a rischio di vita ma soprattutto sappiamo che molti bambini con MR vivono costantemente e giornalmente con ampi spettri di disabilità variabili per tipologia e complessità. Leggi Tutto

Conegliano, 9 e 10 aprile - Trenta delegati provenienti da diversi Paesi del mondo hanno partecipato al meeting annuale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a Conegliano. L’evento, organizzato dall’Associazione La Nostra Famiglia, ha fatto il punto sulla classificazione in ambito riabilitativo. Leggi tutto: emedea.it

Il citomegalovirus umano (HCMV, human cytomegalovirus) rappresenta la forma più comune di infezione intrauterina e la principale causa infettiva di sordità e disabilità intellettiva. In Italia, si stima che HCMV causi almeno 50-100 nuovi casi di sordità profonda l’anno. HCMV appartiene alla famiglia degli herpesvirus e, tra tutti i virus che infettano l'uomo, è quello con il genoma più grande. Molte proteine codificate da HCMV hanno la funzione di bloccare o eludere il sistema immunitario dell'ospite. I genomi virali di un'ampia gamma di virus a DNA e a RNA possono essere mutati e inattivati dalle proteine della famiglia APOBEC3 (DNA citosina-deaminasi). In tutti i mammiferi, tali proteine hanno un importante ruolo nella risposta immunitaria innata contro le infezioni virali. In particolare, APOBEC3A è indotto da HCMV nei tessuti deciduali, dove limita efficacemente la replicazione del virus, agendo quindi come un effettore immunitario innato all'interfaccia materno-fetale. Tuttavia, l'incidenza diffusa di infezione congenita da HCMV implica che il virus si sia evoluto per contrastare la mutagenesi indotta da APOBEC3 attraverso meccanismi che rimangono ancora da stabilire completamente. In collaborazione con un gruppo dell'Univeristà di Torino, abbiamo valutato l'espressione genica e l'attività deaminasica di vari membri della famiglia APOBEC3 in fibroblasti primari umani infetti da HCMV (HFFs).

Leggi tutto

di Sara Mascheretti et al

I comportamenti antisociali sono fenotipi complessi la cui eziologia coinvolge sia fattori genetici che ambientali. Studi gemellari stimano che l’ereditabilità del comportamento antisociale è pari a circa il 50%. Geni coinvolti nel sistema serotoninergico (e.g., TPH-1, TPH-2, MAOA, MAOB, SLC6A4, 5-HTR1A, 5-HTR2A, 5-HTR2C, 5-HTR5A, 5-HTR6, 5-HTR7) sono stati associati a tratti antisociali. Tuttavia, i risultati prodotti dagli studi molecolari sono inconsistenti e riportano effetti genetici minimi.

In questo studio abbiamo indagato l’effetto additivo esercitato dai geni sopracitati e i comportamenti antisociali in un campione di 410 adolescenti/giovani adulti.

Leggi tutto

di Alessandra Finisguerra, Renato Borgatti e Cosimo Urgesi

Negli ultimi anni si è affermato l’uso di diverse tecniche di stimolazione cerebrale non invasiva per favorire nell’adulto alcuni cambiamenti plastici nell’organizzazione cerebrale e per modularne alcune funzioni cognitive ed il comportamento. Recentemente, l’interesse si è esteso all’uso di tali tecniche in età pediatrica e adolescenziale con l’idea di poter rinforzare gli effetti della riabilitazione nei disturbi dello sviluppo. Sono stati quindi condotti diversi studi che hanno testato gli effetti di tali tecniche non solo su funzioni sensoriali, motorie e cognitive più semplici ma anche su funzioni più complesse relative al comportamento e alla cognizione sociale nelle popolazioni pediatriche. Tuttavia, questi studi hanno fornito dei risultati contrastanti in termini di efficacia e di tollerabilità. Con il presente studio abbiamo svolto una revisione sistematica, ossia un riassunto dello stato dell’arte, di tutti gli studi che hanno utilizzato due possibili tecniche di stimolazione cerebrale non invasiva in bambini o adolescenti con disturbi dello sviluppo.

Leggi tutto

Pagina 8 di 16