Le molte variabili cliniche considerate sono state innanzitutto semplificate, tramite una procedura matematica, per raggrupparle dentro a indicatori numerici più maneggevoli. Nel nostro caso, sono state indentificate due macro-variabili cliniche: una che abbiamo chiamato “gravità della lesione”, contenente il tempo trascorso in terapia intensiva e il Glasgow Coma Score, e una variabile che abbiamo chiamato “disfunzione neurologica”, contenente la presenza di crisi neurovegetative e l’uso di dispositivi medici indispensabili per nutrizione, respiro e altro. Sono rimasti a sé stanti altri fattori clinici, tra cui sesso, età, eziologia della lesione e Glasgow Outcome Score all’ammissione in riabilitazione.
Abbiamo poi provato a correlare questi sei fattori clinici, rimasti dopo la semplificazione, ad alcuni indicatori di esito della riabilitazione, tra cui l’evenienza di morte nel lungo termine, la persistenza di uno stato vegetativo, la durata del coma, la durata della riabilitazione e l’efficienza di riabilitazione, ossia il miglioramento nel Glasgow Outcome Score (GOS) rispetto al livello pre-riabilitazione.
Abbiamo potuto osservare che non c’era alcuna differenza negli andamenti riabilitativi tra pazienti maschi e femmine, a differenza di quanto spesso osservato nella letteratura precedente. I pazienti con una età superiore al momento della lesione avevano invece una minore durata del coma e una più alta efficienza riabilitativa, in accordo con gli studi precedenti che associano la più tenera età pediatrica con un rischio di profonde riorganizzazioni neurologiche, che potrebbero non essere funzionali, mentre i cervelli più anziani potrebbero conservare meglio la loro struttura e funzione.
I pazienti che all'inizio della riabilitazione mostravano un GOS più elevato hanno mostrato una minore evenienza di morte a lungo termine dopo la riabilitazione. Inoltre, encefaliti e ictus come eziologie della cerebrolesione sono risultate associate a una maggiore evenienza di morte a lungo termine dopo la riabilitazione, probabilmente poiché sono più inclini di altre al verificarsi di danni neurologici secondari, a prescindere dai trattamenti riabilitativi. Il danno ipossico è stato invece associato, come già noto, ad una più probabile persistenza di stati vegetativi.
I macro-fattori “gravità della lesione”, che potrebbe essere sostituito con la presenza di crisi neurovegetative, e "disfunzione neurologica", che potrebbe essere sostituita con il tempo trascorso in terapia intensiva, sono risultate essere fattori di rischio per tutti gli esiti della riabilitazione.
Questo lavoro ha quindi evidenziato alcuni fattori clinici precoci che possono indicare un decorso riabilitativo più o meno favorevole e ha suggerito una possibile semplificazione per futuri studi.
Articolo originale:
Pozzi M, Galbiati S, Locatelli F, Carnovale C, Gentili M, Radice S, Strazzer S, Clementi E. Severe acquired brain injury aetiologies, early clinical factors, and rehabilitation outcomes: a retrospective study on pediatric patients in rehabilitation.Brain Inj. 2019;33(12):1522-1528
IF JCR 2018: 1.971
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