In rete o di persona: come cambiano le relazioni con le famiglie e gli operatori

Abbiamo scoperto strumenti preziosi che da oggi useremo con sapienza, per stare vicino alle nostre famiglie.

Il periodo di lockdown che abbiamo vissuto nei mesi scorsi, quando all’improvviso da un giorno all’altro siamo piombati nell’emergenza, ci ha costretti a trovare velocemente modi e strumenti per assicurare la nostra vicinanza e il nostro supporto sia alle numerose famiglie che all’improvviso si sono trovate sole sia agli operatori che non potevano più accedere al Centro.

Tenere aperto un canale di comunicazione con le famiglie in un momento così particolare di difficoltà ha avuto il profondo significato di testimoniare il valore dell’esserci, dell’essere presenti, dell’essere accanto, dell’accompagnare, dell’ascoltare… Spesso siamo riusciti a dare poco più di questo e tutti abbiamo fatto esperienza del dolore dell’impotenza, del non poter dare risposte soddisfacenti al disagio, alla solitudine, alla fatica del quotidiano… Ci ha risvegliato da questo dolore la risposta delle famiglie, perché almeno inizialmente è stata una risposta di profonda gratitudine per quella presenza che sapevamo garantire. Tanto che non hanno avuto problemi in tanti ad aprirci le porte delle loro case per farci entrare con le nostre videochiamate e condividere con noi gli spazi intimi del quotidiano: la cucina e il momento del pranzo, la sala/il divano e il momento del gioco, la cameretta e il momento del riposo dei loro figli… Questo stop obbligato, questo fermo improvviso di tutte le attività extradomestiche (scuola, sport, amici,….) ha permesso a molti di osservare con uno sguardo nuovi i propri figli, e lo spazio da noi offerto è diventato tempo in cui riscoprire e condividere competenze e difficoltà, risorse e limiti dei loro piccoli che prima non “avevano avuto spazio per vedere”. Per molti, appunto, non per tutti…

Certamente l’incontro in rete porta in sé la dimensione della distanza, perché nei colloqui in presenza è possibile cogliere e condividere maggiormente le emozioni che stiamo provando: è possibile prendere la mano dell’altro, stringere una spalla, offrire un fazzoletto, lasciare che l’altro si avvicini o si allontani fisicamente da noi… e tutto questo ci manca, ci manca terribilmente. Ma non possiamo negare di aver scoperto strumenti preziosi, che ora dobbiamo essere capaci di utilizzare e di proporre nei momenti giusti: la video chiamata apre all’incontro con spazi e tempi più personali e permette una conoscenza più immediata di relazioni, limiti e risorse delle famiglie che ci è dato di accompagnare.

Anche il rapporto con gli operatori in un certo senso è diventato meno “distante”, nonostante la distanza fisica. La situazione ci ha da subito obbligato, infatti, a mettere in campo strumenti nuovi e più veloci per comunicare con loro: un gruppo WhatsApp per le comunicazioni più snelle e più urgenti, la email di gruppo per le comunicazioni ufficiali e più ampie, le videoconferenze per i momenti di scambio… tutti siamo stati costretti a confrontarci con queste nuove tecnologie e a superare i nostri limiti, reali o immaginari, per poter essere raggiunti da notizie importanti e nello stesso tempo per poter far arrivare informazioni e indicazioni altrettanto necessarie. La presenza fisica non sempre rappresenta infatti garanzia di una “presenza significativa”: possiamo esserci fisicamente ma essere sempre occupati a fare altro, presi dalle emergenze… La possibilità di essere raggiunti con una email o con un WhatsApp certamente obbliga chi scrive ad una maggiore chiarezza possibile nella comunicazione del proprio bisogno e chi risponde a dedicare uno spazio più attento di ascolto a ciò che l’altro ha scritto. Certo in quei mesi durissimi di lockdown abbiamo probabilmente perso chi aveva solo il desiderio di uno scambio, di una rassicurazione, di una conferma, perché queste sono cose che difficilmente si mettono per iscritto e si chiedono… queste sono cose che succedono in presenza e per questo la presenza ci è ancora preziosa.

Credo di poter dire, dopo il confronto anche con alcuni altri responsabili di sede, che abbiamo scoperto in questo periodo difficile strumenti preziosi della rete che non vogliamo perdere e che dobbiamo da oggi sapere usare con sapienza, per stare vicino alle nostre famiglie e per non far mancare il supporto necessario ai nostri operatori, che sempre da remoto o in presenza rimangono, per chi si rivolge ai nostri servizi, il volto dell’Associazione.

Carola Tagliabue
Direzione Operativa La Nostra Famiglia di Carate Brianza