Percorsi di inclusione: la risposta di Mareno

Un modello di integrazione che legge le sfide del presente: festeggiato il 40° del Centro di lavoro guidato con istituzioni e famigliari.

Quarant’anni di storia e di rapporti intensi con il territorio, raccontati tramite due incontri: un convegno il 30 settembre presso il centro culturale “Conti Agosti” e una celebrazione il 1° ottobre con il vescovo Corrado Pizziolo. Così il Centro di lavoro guidato della Nostra Famiglia di Mareno di Piave ha festeggiato il suo anniversario, con i responsabili dei servizi territoriali, le famiglie e gli amici che hanno accompagnato questa lunga storia.

Nato nel 1982, il Centro è un’opportunità dopo l’obbligo scolastico e formativo. Oggi lo frequentano 30 ragazzi, con 10 aziende che collaborano e 60 richieste di clienti privati.

 “Oggi facciamo memoria di una storia importante, che guarda al futuro raccontando il presente” - ha dichiarato Luisa Minoli, Presidente dell’Associazione -. La nostra scelta è stata e continua ad essere dalla parte delle persone con disabilità, leggendo le sfide di questo tempo particolare che stiamo vivendo. Siamo qui grazie all’impegno di tante persone che hanno creduto e continuano a credere nella missione che è stata affidata all’Associazione: tutelare la dignità e migliorare la vita delle persone disabili attraverso specifici interventi abilitativi e riabilitativi”.

Al convegno hanno partecipato i maggiori protagonisti dei servizi del Veneto. Ha portato il suo contributo Manuela Lanzarin, assessore regionale alla sanità e sociale, Sonia Brescacin, presidente della quinta commissione regionale sanità e sociale, il sindaco di Mareno di Piave Gianpietro Cattai, il presidente della Conferenza dei sindaci Paola Roma, molti enti territoriali che gestiscono i servizi alla persona, genitori e volontari.

“È questo un momento importante – ha sottolineato l’assessore Lanzarin – perché mette a confronto tutti gli enti chiamati ad erogare i servizi e i rappresentanti del territorio e delle famiglie. Siamo ora in un momento vivace di cambiamenti e tutti gli attori devono sentirsi coinvolti. Il Veneto, con la sua storia molto radicata del sevizio socio sanitario, è chiamato a declinare a tutti i livelli le migliori strategie per una risposta più puntuale alla persona con disabilità e al contesto in cui questa è inserita. In questo periodo i progetti occupazionali, le sperimentazioni su nuovi progetti di integrazione sono quanto mai attuali, perché le famiglie stesse ci chiedono di investire in nuovi percorsi di inclusione: e la realtà che qui oggi celebra i 40 anni è un bell’esempio”.

Anche Francesco Benazzi, direttore generale dell’ULSS2, ha portando il suo contributo sottolineando l’importanza del percorso fatto e della collaborazione in rete: “è questo un periodo in cui la parola sfida è centrale quando si parla di temi della salute della persona e integrazione sociale. La vera sfida, come aziende sanitarie, è la programmazione socio-sanitaria, che ci coinvolge su più piani che si intersecano tra loro. È fondamentale accrescere le reti, non abbandonare quello che si è fatto ma aggiungere nuovi percorsi. Siamo arrivati alla condivisione di un processo operativo che accetta il fatto che nelle professioni di aiuto deve esserci una collaborazione tra le diverse professioni dato che sono tutte necessarie per raggiungere l’obiettivo principale: il bene della persona”.

I festeggiamenti hanno visto anche le testimonianza di Gigliola Casati, Luisa Tosello e Donatella Baseotto, l’inaugurazione della mostra fotografica e i racconti dei genitori e dei ragazzi.

Galleria fotografica

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l Centro Diurno per Persone con Disabilità di Mareno di Piave ha aperto i battenti nel 1982, all’interno di un ex laboratorio artigianale donato da una coppia di sposi, i signori Angelo e Teresa Vendrame. Fin da subito l’attività è pensata per consentire ai giovani con disabilità l’accesso al lavoro, necessario per la crescita personale e per il raggiungimento delle autonomie sociali. In questi anni è stata fondamentale la collaborazione con le aziende del territorio, che hanno offerto commesse di “lavoro vero” per la gestione delle quali utenti ed operatori vengono affiancati da gruppi di volontari. Questa modalità integrata di collaborazione, consolidatasi negli anni, è diventata un modello pilota per altre esperienze simili. Il Centro oggi è una risorsa ed opportunità per gli utenti, i famigliari e il territorio.