Dal 2004 l’uso di antidepressivi in età pediatrica è stato severamente limitato. Undici anni dopo ci si domanda ancora se sia stato opportuno: intanto, molti pazienti non ricevono cure adeguate.
Undici anni fa l’agenzia governativa americana Food and Drug Administration (FDA), che si occupa della regolamentazione del commercio di cibi e farmaci negli Stati Uniti, emetteva il famigerato “black box warning” nei confronti di tutti i farmaci antidepressivi. Si tratta di un riquadro nero che si trova all’inizio dei foglietti illustrativi americani di questi farmaci, dove è scritto che esiste un grave rischio per la salute di chi li utilizza.
Sulla base delle decisioni americane, nel corso degli anni anche le altre agenzie governative hanno adottato provvedimenti simili.
Giustamente, l’intenzione dell’agenzia regolatoria americana mirava alla tutela della salute dei pazienti, per cui nel 2004 è sembrato opportuno controindicare il consumo di antidepressivi in età pediatrica, in attesa che emergessero nuovi dati. Purtroppo però, a distanza di dieci anni, ci si è resi conto che questa controindicazione ha fatto diminuire l’utilizzo di antidepressivi non solo in pediatria, ma anche negli adulti. In aggiunta, sono calate anche le nuove diagnosi di depressione e, nel complesso, alcuni esperti ritengono che sia peggiorata la capacità di cura dei disturbi depressivi.
Ad oggi non esistono ancora dati conclusivi che sostengano l’uso di antidepressivi in pediatria, poiché non è stato possibile fare un’analisi sistematica di efficacia e sicurezza di questi farmaci (in linguaggio tecnico, una meta-analisi). Ciò accade siccome gli studi clinici sponsorizzati, che hanno lo scopo di ottenere la messa in commercio un farmaco, spesso arruolano pazienti con fasce d’età ben selezionate, utilizzano misurazioni diverse uno dagli altri, e lavorano in condizioni cliniche ottimali, quindi molto distanti dalla realtà. Tutto ciò rende i risultati poco utili per i pazienti “comuni”.
Recentemente però ci si è resi conto di tutti questi problemi, e si è cominciato a condurre studi in condizioni più realistiche. Ciò aiuterà a capire se si possono usare in modo sicuro gli antidepressivi in pediatria, senza basarsi su divieti assoluti o dati non realistici, ma tramite una valutazione accurata del singolo paziente, dei suoi bisogni di cura e dei suoi rischi psicologici.
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