Quando la parola manca: come comunicano i bambini non verbali?
Pensare e parlare attraverso le immagini per favorire la comunicazione e l'interazione sociale. L’esperienza dei professionisti della Nostra Famiglia.
“Pensare attraverso il linguaggio è impossibile per me: io penso attraverso le immagini. E’ come se con l’immaginazione infilassi diverse cassette in un videoregistratore” (Temple Grandin in “Pensare in immagini” ed. Erickson, 2006).
Le compromissioni più significative nei bambini con disturbo dello spettro autistico riguardano la comunicazione e l’interazione sociale. Attualmente le strategie per migliorare la comunicazione verbale nell’autismo, fanno capo alle ricerche sulla Comunicazione Aumentativa Alternativa.
Si può definire “comunicazione” quel comportamento che avviene tra due persone e che comporta una conseguenza concreta o sociale. È “aumentativa” perché viene utilizzata come supplemento al linguaggio e “alternativa” perché utilizza anche un codice diverso al linguaggio verbale. I sistemi di CAA dunque sono utili affinché le persone possano comunicare i propri bisogni, effettuare delle scelte, interagire con le altre persone nel proprio ambiente in maniera adeguata, riducendo i comportamenti disfunzionali e inadeguati.
Il settore psicoeducativo utilizza, nel lavoro con bambini con gravi compromissioni nella sfera comunicativa, il sistema tramite PECS, il cui acronimo significa Picture Exchange Communication System. Si tratta di un programma di interventi con la CAA sviluppato dal Delaware Autistic Program (Bondy & Frost,2001) per insegnare ai bambini a comunicare in maniera funzionale attraverso lo scambio di immagini.
Si utilizzano le immagini (foto, disegni, simboli) perché hanno un livello di astrazione inferiore rispetto al linguaggio vocale e il loro significato è quindi più vicino all’oggetto concreto. Le immagini diventano quindi “parole visibili”. Inoltre, l’utilizzo di immagini/foto aumenta la possibilità di comunicazione perché esse sono più facilmente comprese da tutti, sono concrete e rendono immediato e riconoscibile il legame con l’oggetto raffigurato.
L'insegnamento della comunicazione tramite immagini si svolge in 6 fasi: 1) La prima fase consiste nell’insegnare a fare delle richieste attraverso lo scambio di immagini. Si insegna al bambino che se consegna un'immagine all’adulto riceve quello che è rappresentato nella carta. 2) Nella seconda fase l’obiettivo è che il bambino consegni l’immagine dell’oggetto desiderato anche se l’adulto è lontano da lui e se l’immagine non è immediatamente accessibile. 3) La terza fase si pone l’obiettivo che il bambino arrivi a scegliere quello che vuole tra diverse immagini all’interno del quaderno. 4) La quarta insegna a richiedere utilizzando frasi utilizzando la sentense strip, ovvero una striscia di velcro in cui il bambino prima deve attaccare la carta iniziale “io voglio” e successivamente la carta dell’oggetto che desidera. 5) Si insegna alla persona a rispondere alle domande, per esempio “cosa vuoi”? utilizzando inizialmente dei prompt visivi, come l’immagine dell’oggetto. 6) In questa fase è necessario creare delle situazioni concrete legate agli aspetti di vita quotidiana (casa, scuola..) che facilitino l’insegnamento dei commenti. La differenza per il bambino tra il commentare e il richiedere sta nella conseguenza: il partner comunicativo non consegna l’oggetto desiderato al bambino, non esiste una conseguenza tangibile nella comunicazione per cui il bambino risulta meno motivato a commentare.
A seconda del livello di funzionamento e delle capacità del bambino si procede per gradi nell'insegnamento dell'uso delle immagini per favorire la comunicazione e l'interazione sociale.
Gli strumenti utilizzati in settore per facilitare la comunicazione sono molteplici, come la creazione di un ambiente adeguato e organizzato e l’utilizzo di materiali visivi pensati per soddisfare le esigenze dei bambini; un tabellone visivo delle attività utile per favorire la scelta rispetto alle attività gradite; la striscia visiva delle attività per aiutare a comprendere lo svolgimento sequenziale dei compiti all'interno del contesto riabilitativo; l’agenda visiva giornaliera degli impegni del bambino/ragazzo per aiutare la prevedibilità e la scansione dei vari momenti della giornata e il calendario settimanale in cui ci sono gli appunti visivi della settimana; le regole visive per facilitare la comprensione rispetto alle regole sociali; la Task analisys, cioè l’analisi di un compito: si tratta di indicazioni visive che spiegano tutti i passaggi per eseguire un'azione, ad es.per il lavaggio delle mani, o per andare in bagno, o ancora per imparare a vestirsi/svestirsi.
Quando il bambino, a seguito di un training specifico, inizia a comprendere ed utilizzare le immagini per comunicare, viene creato un quaderno sulla base dei suoi specifici bisogni comunicativi con foto o simboli e suddiviso in categorie: persone, oggetti, cibo, luoghi, azioni, aggettivi, colori, numeri, regole, parti del corpo ecc. L'obiettivo è che il quaderno venga utilizzato in tutti i contesti significativi per il bambino e che diventi uno strumento facilitante rispetto ai suoi contesti di vita.
I vantaggi derivanti dall’insegnamento della comunicazione tramite scambio di immagini sono molteplici. Innanzitutto, si insegna ai bambini la natura sociale della comunicazione in quanto si impara ad avvicinarsi e interagire con il partner comunicativo per effettuare una richiesta. Questo primo passaggio, in cui il bambino riceve gli oggetti per lui graditi attraverso lo scambio di immagini, risulta importante dal punto di vista motivazionale: il bambino è motivato a richiedere oggetti che gli piacciono. Dal punto di vista comportamentale invece è importante perché riduce in modo rilevante i comportamenti inadeguati che possono essere mordere, graffiare, calciare, scappare, a seconda dei casi. Il fatto di offrire un’alternativa al comportamento inadeguato e diminuire la frustrazione dei bambini è sicuramente un degli aspetti fondamentali dal punto di vista psicoeducativo. Il terapista in questa fase insegna al bambino a comunicare in maniera adeguata i propri bisogni e le proprie richieste, in modo che si riducano e si estinguano i comportamenti disfunzionali.
L’uso dei PECS inoltre può favorire lo sviluppo del linguaggio vocale nei bambini, soprattutto se gli interventi si sviluppano precocemente. Anche in questo senso, il lavoro dell’educatore risulta più efficace se inizia a sviluppare un intervento in collaborazione con altri professionisti e con i genitori quando il bambino è in età prescolare. Maggiore sarà la collaborazione tra i professionisti e migliori saranno i risultati anche a lungo termine. È stato infatti dimostrato come la supervisione e la cooperazione tra esperti in ambito psicoeducativo e insegnanti e famiglie renda durevoli nel tempo i risultati ottenuti e offra possibilità di sviluppare sempre nuovi obbiettivi che incrementino le capacità comunicative dei bambini. Infine le più recenti ricerche dimostrano come si stia sempre di più affrontando la questione delle Applicazioni-dispositivi tecnologici per sostituire i quaderni della comunicazione cartacei. Si può dunque affermare che per molti bambini nello spettro autistico, i PECS possono essere una chiave per migliorare la comunicazione sociale e la loro qualità di vita.
Monica Blaseotto, Giovanna Drigo, Camilla Rovedo
Settore Psicoeducativo
La Nostra Famiglia di San Vito al Tagliamento