Il fascino del libro

La lettura condivisa precoce come incontro tra l’adulto e il bambino. 

Violette, la protagonista del romanzo Cambiare l’acqua ai fiori di Valérie Perrin, racconta: “Ho comprato libri per bambini, veri libri. Li ho letti e riletti cento volte a Léonine. Probabilmente è la bambina a cui sono state raccontate più storie. E’ diventato un rito quotidiano, non l’ho mai mandata a dormire senza raccontarle una storia. Anche durante il giorno mi correva dietro con i libri tra le manine e balbettava: <<storia, storia>>  finché non me la mettevo sulle ginocchia e aprivamo un libro. Affascinata dalle parole, non si muoveva più”.

Viene sempre da chiedersi come mai per i bambini di qualche anno di età, la lettura dei libri, dei veri libri, emana un fascino particolare esattamente come accade a Léonine. Nonostante possa apparire oramai desueta, visto la tanta (forse troppa) tecnologia in cui sono immersi i bambini piccoli, la lettura di un libro, di un vero libro, continua a sedurre ancora. Eppure potrebbe essere sufficiente fare un giro in qualche scuola materna o semplicemente leggere un libro in prima persona come genitori, nonni, educatori per scoprire quanto, ancora oggi, i bambini possono essere ammaliati dall’ascoltare una storia. In questi momenti accadono molte cose tanto nella relazione con l’adulto quanto nella mente del bambino, cosicché un oggetto semplice come un libro, diventa un strumento potente in grado, fin dai primi mesi di vita, di trasmettere molto di più di quanto non saremmo portati a pensare. Non è un caso che in anni recenti la lettura del libro è utilizzata come una forma di intervento per migliorare le competenze di sviluppo del bambino. Ma andiamo per gradi. Un primo punto riguarda infatti la scelta del libro, ma soprattutto come l’adulto propone questi momenti.

Per quanto possa essere superfluo, vale la pena ricordare che ci sono libri per tutte le età e la scelta del libro deve tener conto delle capacità e l’interesse del bambino. Va da sé che nelle prime fasi dello sviluppo non sono tanto importanti le parole scritte, ma quello che conta è l’aspetto sensoriale del libro e il fatto che si possa manipolare, tanto che per i bambini più piccoli è preferibile parlare di libro condiviso o per lo meno di lettura condivisa più che di lettura in senso stretto. In effetti, già nei primi mesi di vita, la lettura del libro non è mai solo un intrattenimento utile a stimolare singole capacità del bambino. In realtà, la lettura condivisa è per il bambino un’esperienza multisensoriale e in qualche misura senso-motoria in cui suoni (la voce), contatto fisico (il tocco), attenzione visiva (il guardare), azioni (il manipolare il libro) si integrano. Non solo ma attraverso la condivisione del libro si crea un’importante opportunità di scambio intersoggettivo e di sintonia tra l’adulto e il bambino. Pensiamo a quando le mamme tengono sulle loro gambe i loro bambini di qualche mese di vita mentre “leggono” il libro: la madre ‘’marca’’ con la voce dei passaggi per attirare l’interesse del bambino che a sua volta si orienta verso il volto del genitore. E’ anche un’occasione per esprimere i “significati” di cui alcuni comportamenti, non solo “parlando” o “raffigurando” qualcosa, ma anche favorendo l’esperienza dell'azione stessa. Ad esempio, il personaggio del libro alza le mani, l’adulto prende le mani del bambino e le solleva per ripetere il gesto. Ancora la lettura condivisa può dare una possibilità aggiuntiva per esplorare il corpo del bambino, così come quando la madre tocca e nomina il naso del bambino, dopo che i due personaggi del libro si sono strofinati il loro naso.

In realtà, anche per i bambini più grandi non è fuori luogo parlare di lettura condivisa. L’accento infatti è sul fatto che si tratta di un momento partecipato in cui l’adulto e il bambino, anche se in misura diversa a seconda dell’età, sono coinvolti in un incontro dinamico e per certi versi mai uguale a stesso. Certo, nei più piccoli i genitori sono maggiormente attivi: indicano le figure, simulano i versi degli animali, cantano, fanno esclamazioni, mimano le immagini, ecc. Ma anche con i bambini più grandi la partecipazione dell’adulto è importante, come quando interpretano con trasporto le vicende dei personaggi o cercano di attirare l’interesse del bambino su alcuni particolari come il tipo di immagine, i colori, ecc. Perfino nel caso dei prescolari l’adulto può sostenere maggiormente l’interesse e la partecipazione del bambino se non si limita ad una semplice lettura. Attraverso accentuazioni del tono della voce, marcature espressive, gesti ostensivi, i personaggi si animano di vita propria: vivono emozioni, fanno mille pensieri, esprimono un mondo interiore che non è detto sia nelle parole del testo. Le modalità e i tempi della lettura, le pause, il coinvolgimento contribuiscono a creare un’atmosfera che rende la lettura condivisa del libro un’esperienza accattivante per il bambino.

Detto in altre parole, la lettura interattiva del libro si alimenta di una clima relazionale responsivo che è in grado di promuove nel bambino maggiore attenzione al racconto e stimolare la partecipazione. Non è quindi un caso che le ricerche documentino come la qualità del clima relazionale durante la lettura è predittiva della successiva motivazione alla lettura. Creare un clima relazionale responsivo implica che l’adulto ponga una certa attenzione ai segnali del bambino, alle sue reazioni e ai suoi tentativi di interagire con l’adulto. Seguire l’interesse del bambino (quando sembra incuriosito da una figura o da un particolare, ad es. indicandolo, colpendolo, o solo osservandolo) è un’ottima occasione per ‘’parlare’’ insieme di ciò che ha attirato la sua attenzione. Ecco perché se il bambino è concentrato su un aspetto del racconto, non ha molto senso forzare la sua attenzione per riportarlo subito a quanto si sta leggendo. Così come è inutile tempestarlo di domande, aspettarsi sempre un commento o pretendere una risposta giusta. Non importa se il bambino fa errori ed è (ovviamente) inutile criticarlo o biasimarlo se non ha capito qualcosa o non risponde come si aspetterebbe l’adulto. In breve, la lettura condivisa non dovrebbe essere concepita come un’occasione di addestramento o ancora peggio come un test di apprendimento, ma come uno spazio in cui l’adulto offre stimoli per lo sviluppo ma lasciandosi guidare dal bambino.

In questa prospettiva i momenti di lettura condivisa consentono di promuovere la capacità di ascolto e di porre le basi per aiutare il bambino a comprendere in modo implicito la turnazione tipica di una conversazione: l’adulto legge e il bambino ascolta, ma se è il bambino a fare domande o commenti allora tocca all’adulto ascoltare. In questi casi si può sostenere la partecipazione del bambino attraverso brevi e semplici con frasi interlocutorie (es. ‘’Davvero?’’; ‘’Si, è proprio così’’). Nei bambini verbali si possono fare interventi verbali che servono per stimolare i processi di elaborazione mentale. Ad esempio si può aiutarlo a fare dei collegamenti tra gli oggetti e le azioni presenti nel racconto, tra i personaggi, gli eventi e le esperienze della sua vita reale (ad es. ‘’guarda, ha fatto il bagno in mare proprio come hai fatto tu!!!’’). Inoltre, la lettura condivisa può essere una buona occasione per parlare con il bambino di ciò che provano i personaggi. Riconoscere le emozioni è di grande aiuto per dare nome e significato alle parole che veicolano emozioni (gioia, rabbia, paura, tristezza), per promuovere la capacità di comprendere le emozioni proprie e quelle degli altri. Così come, considerando le intenzioni dei personaggi, è possibile stimolare la comprensione delle motivazioni che portano le persone a mettere in atto certi comportamenti. Inoltre, si può far notare che si possono avere diversi modi di vedere le cose, di conoscere, di pensare e di percepire le emozioni in maniera differente, per cui un personaggio può sperimentare diverse emozioni in diversi momenti oppure due personaggi possono provare diverse emozioni e possono sapere cose diverse. Questo permette al bambino di considerare gli eventi e i comportamenti degli altri in una prospettiva decentrata che è essenziale per promuovere alcune abilità sociali come la capacita di essere empatici, di collaborare con gli altri, di negoziare in situazioni di conflitto.

Proprio per queste ragioni la lettura condivisa del libro nello scambio relazionale con l’adulto è uno spazio-tempo ideale per espandere una serie di competenze del bambino ed è indubbio che stimoli curiosità, solleciti la fantasia, consente alla mente del bambino di inseguire i suoi desideri. Tuttavia, tutto questo probabilmente non sarebbe sufficiente per far si che, tanto nel caso dei più piccoli quanto in quello dei più grandi come Léonine, i bambini non si muovano dalle ginocchia della loro mamma. Il punto più importante infatti è che la lettura condivisa è in primo luogo un momento di intimità relazionale tra l’adulto e il bambino fatto di sguardi, contatti, abbracci, parole; quell’insieme di ingredienti che restituiscono al bambino il senso del calore e del piacere dello stare con il proprio genitore. Il tempo della lettura diventa un tempo per un “noi”, quasi un pretesto per ritualizzare in un’atmosfera un po’ magica l’incontro tra l’adulto e il bambino.  

Rosario Montirosso
Responsabile del Centro 0-3 per il bambino a rischio evolutivo
IRCCS Medea