Lettura e gioco a Carate Brianza
Un progetto finanziato da Fondazione Monza e Brianza aiuta i genitori a stimolare la crescita cognitiva e affettiva dei propri figli.
Il progetto “Lettura e gioco”, realizzato a Carate grazie al finanziamento della Fondazione Monza e Brianza, offre ai genitori uno spazio e un tempo per poter rafforzare le proprie competenze abilitative, ovvero la capacità di stimolare la crescita dei propri figli con disabilità con attività educative e ludico-ricreative.
Se infatti essere genitori non è mai facile, essere genitori di un bambino con disabilità lo è ancor meno, soprattutto quando, a causa di importanti deficit funzionali, le reazioni del bambino a fronte dei tentativi del genitore di entrare in relazione con lui sono più lente, se non addirittura assenti.
A volte ci siamo trovati di fronte a genitori e figli passivi, che faticavano a trovare modi per stare bene insieme, per condividere un gioco, un’attività o un momento di svago comune. Abbiamo quindi pensato di partire dalla lettura. Perché?
Perché la lettura ha un ruolo centrale nella crescita cognitiva ed affettiva del bambino e le “buone abitudini” quali la lettura di storie, il dialogo, lo scambio di sguardi, sono centrali nel sostenere la sua evoluzione comunicativa-linguistica.
La cornice di riferimento per il progetto è la family centred care, cioè una modalità di pratica assistenziale che trova naturale sintonia con la nostra Associazione, in quanto si basa sulla necessità di prestare attenzione non solo ai bisogni del bambino ma anche a quelli di tutta la famiglia, impegnata accanto a lui nel processo di recupero della salute e dell’autonomia possibile.
Accanto alla lettura abbiamo voluto richiamare la dimensione del gioco, per sottolineare l’importanza di mantenere una dimensione ludica nell’attività, senza scadere nella proposta di interventi “specialistici” e pieni di tecnicismo: lettura e gioco sono infatti ambiti squisitamente educativi e abilitativi, che possono essere riempiti dalla creatività dei genitori e, successivamente, degli insegnanti. Sì, perché anche le scuole sono state coinvolte e hanno mostrato interesse e curiosità: i genitori hanno presentato il progetto alle insegnanti, coinvolgendo quando possibile gli altri compagni di scuola.
Sono stati utilizzati e proposti tre strumenti, per favorire l’attività di lettura e di gioco in famiglia: libri per l’infanzia già presenti in commercio, i “libri di Mario” e il Leggìo.
L’utilizzo di libri scelti all’interno dell’ampia proposta editoriale finalizzata all’infanzia viene confermata come un buon modo per suggerire strumenti/giochi utili ai genitori.
L’utilizzo di quelli che sono diventati per tutti noi i “libri di Mario” (perché realizzati grazie alla preziosa collaborazione di un volontario) è invece riconosciuto come un modo particolarmente utile per dare lo spunto ai genitori e alle scuole di come è possibile realizzare prodotti costruiti utilizzando materiali, forme e colori specifici per i loro bambini.
Il Leggìo rimane invece il dono più prezioso per i bambini che presentano quadri clinici e funzionali più complessi e che dunque necessitano di attenzioni e strumenti pensati ad hoc per loro.
All’interno degli incontri con i genitori e il bambino, partendo dall’osservazione dei libri, si è spesso arrivati a condividere anche particolari modalità di gioco, attività che partivano dall’interesse del bambino e provavano ad ampliarlo, permettendogli di acquisire conoscenze nuove.
Ciò che è emerso in questi mesi di sperimentazione è che per alcuni genitori è davvero faticoso lasciarsi andare ad una dimensione ludica, abbandonando l’approccio “riabilitativo”, attento al funzionale. La continua attenzione a ciò che manca, a ciò che il bambino non è in grado di fare, a ciò che dovrebbe acquisire e non acquisisce rischia di focalizzare l’attenzione dei genitori solo sui deficit e sulle fragilità, sulle mancanze e le incompetenze. Anche noi operatori dobbiamo imparare a spostare lo sguardo del genitore a ciò che “funziona”, a ciò che possiamo chiedere al bambino, a ciò che possiamo fare insieme, partendo dalle sue fragilità e mancanze.
Questo progetto e la sua continuità nel tempo ha quindi un valore elevato anche per noi operatori, che in questo modo richiamiamo noi stessi a non chiedere ai genitori di proporre attività riabilitative al loro figlio e dunque a non trasformarli in riabilitatori; il progetto ci deve ricordare che il nostro intervento deve aiutare i genitori a mantenere il loro ruolo e a lasciarsi sempre più coinvolgere in attività ludiche, ricreative, giocose.
Il progetto intende dunque proseguire seguendo queste direzioni: 1) mantenimento dell’ambito abilitativo della progettualità; 2) coinvolgimento anche delle scuole con un incontro specifico per la presentazione degli strumenti individuati; 3) realizzazione di una “guida” che accompagni la proposta del Leggìo, in modo che lo strumento sia sempre accompagnato da una presentazione che aiuti chiunque lo usi a sfruttare tutte le sue potenzialità; 4)ipotesi di diffusione dello strumento all’interno di tutte le sedi lombarde dell’Associazione e al Centro Ausilii di Bosisio Parini, attraverso incontri di presentazione del progetto e formazione degli operatori.
Carola Tagliabue
Direzione Operativa
La Nostra Famiglia di Carate Brianza