Tecnologia, carità e qualità della vita
Ogni atto di cura, anche quello che utilizza strumenti tecnologici, passa attraverso legami umanissimi di relazione.
C’è una parola che tiene insieme missione e tecnologia, missione e intelligenza artificiale: la parola è cura…
Vi chiedo di fare un piccolo esperimento e di rubare 10 secondi a questa mia presentazione, vi chiedo in assoluto silenzio di sfogliare il bilancio di missione che avete tra le mani.
Che cosa vi ha colpito?
I numeri? Forse non avete fatto in tempo a leggerli tutti!
Il peso? Non credo, siamo tutti comodi e il peso è relativo!
I colori? Forse… ma credo che quello che colpisca siano gli occhi dei bambini, i sorrisi, gli sguardi delle mamme o dei papà, gli occhi degli operatori…
Allora mi soffermo proprio su questo stretto legame che corre nella nostra missione, il legame della cura.
Cosa dice la missione della Nostra Famiglia?
La nostra missione è quella di dedicarci alla cura e alla riabilitazione dei bambini con disabilità, tutelando la dignità e la qualità della loro vita, facendoci carico anche della sofferenza personale e familiare.
Ed è questo il punto: gli occhi comunicano la dignità della vita di ciascuna persona, il valore inestimabile che trasmette uno sguardo, l’urgenza di giustizia e di vera dignità.
Come tutelare la vita dei bambini con disabilità nel 2023?
In questo tempo in cui tutto corre veloce, in cui spesso l’impegno è superiore al risultato, tempo di grandi fragilità dopo essere passati così vicini alla paura e alla morte… mi domando: cosa direbbe il beato Luigi Monza nel 2023, di fronte alla rivoluzione digitale, alla robotica, alle biotecnologie, alle nanotecnologie?
Forse ripeterebbe quello che in tempi non sospetti aveva già dichiarato - o almeno la tradizione della Nostra Famiglia ci tramanda – “scienza e tecnica al servizio della carità”. Vogliamo tradurlo in un linguaggio moderno? Intelligenza artificiale a servizio del bene, a servizio dell’uomo. Ed ecco il titolo dell’incontro di oggi Intelligenza artificiale e tecnologie: maneggiare con “cura”. Tutto torna!
Che cos’ha a che fare la tecnologia con una missione di carità?
Che cosa ha a che fare la tecnologia con la dignità della vita?
Che cos’ha a che fare la tecnologia con la qualità della vita?
Ma soprattutto che cos’ha a che fare la tecnologia con la sofferenza?
Faccio un esempio: un team di ricercatori del Politecnico di Milano dell’IRCCS Medea e di Fondazione Sacra Famiglia ha studiato soluzioni di realtà virtuale e realtà aumentata per aiutare i ragazzi con autismo ad usare i mezzi pubblici in modo più sicuro e consapevole. Ebbene, questo progetto altamente tecnologico risponde al desiderio di questi ragazzi di emanciparsi, di acquisire nuove competenze e di essere più autonomi.
Ecco dunque che cos’ha a che fare l’innovazione e la tecnologia con La Nostra Famiglia, ecco che cosa ha a che fare la tecnologia con il servizio del bene: prendo a prestito le parole di Papa Francesco nell’enciclica Laudato sì:
“La tecnoscienza, ben orientata, è in grado non solo di produrre cose realmente preziose per migliorare la qualità della vita dell’essere umano… È anche capace di produrre il bello e di far compiere all’essere umano, immerso nel mondo materiale, il “salto” nell’ambito della bellezza”.
E ancora il Papa dice che la tecnologia “ci aiuta a comprendere sempre meglio il valore e le potenzialità dell’intelligenza umana, e al tempo stesso ci parla della grande responsabilità che abbiamo nei confronti del creato”.
Dunque la tecnologia è l’espressione dell’intelligenza creativa dell’uomo a servizio del bene dell’uomo.
Ed ecco che cos’è la carità, ecco quel filo sottile che tiene insieme la preziosità, ecco che cosa tiene insieme l’uomo, la tecnologia e una missione di carità, ecco come stare accanto alla sofferenza: ciò che tiene insieme sono i legami di cura, i legami con l’altro, il desiderio di bene che va oltre a un servizio, la carità che va oltre l’atto riabilitativo, dice la relazione con l’altro, la relazione di cura che passa nell’atto del prendersi cura, dice i legami buoni che nascono in una comunità curante.
Quindi la tecnologia e lo sviluppo - e questa è la sfida della ricerca e della clinica - possono essere davvero quella creatività che è parte dell’uomo, che è esigenza e rispetto dell’intelligenza umana al servizio del bene: la tecnologia è buona perché mette in grado l’altro di aprirsi al bene, permette all’altro di essere autonomo, di camminare, di muoversi, di andare verso il mondo. E tutto questo può diventare fattore di giustizia purché sia accessibile a tutti.
Forse nella nostra missione oggi ci viene chiesto di rendere visibile quell’umanesimo scientifico in cui la visione relazionale del progresso è a servizio dell’uomo nella sua integrità. Ogni atto di cura, anche quello che utilizza strumenti tecnologici, passa attraverso legami umanissimi di relazione. Non potremo mai immaginare un atto di cura senza la mediazione dell’uomo, senza lo sguardo che incrocia lo sguardo dell’altro!
Un’opera come La Nostra Famiglia trova anche oggi il suo senso originario all’interno di una relazione con l’uomo, con il piccolo, con il povero, con il fragile, anche attraverso la tecnologia, dove si rivela la responsabilità con cui l’uomo svolge il suo lavoro di custodia e di trasformazione del creato che passa attraverso una relazione di bene con l’altro, nel rapporto fecondo ed educativo di crescita dell’altro.
Francesca Pedretti
Direttrice Generale Regione Lombardia
Associazione La Nostra Famiglia
Relazione tenuta in occasione della presentazione del Bilancio di Missione presso La Nostra Famiglia di Bosisio Parini, 19 giugno 2023.