Inserimento lavorativo grazie all’agricoltura sociale

In Friuli Venezia Giulia la gestione di un orto biologico offre percorsi di inclusione sociale e lavorativa.

 

Il lavoro è un diritto delle persone con disabilità: lo dicono la Convenzione Onu e la Costituzione italiana.

Eppure, nonostante un miglioramento negli ultimi anni, l'inclusione lavorativa delle persone con disabilità resta un traguardo da raggiungere e solo il 32,5% delle persone con limitazioni motorie o sensoriali ha un impiego.

L’accesso al mondo del lavoro rappresenta inoltre una sfida complessa per le persone con disabilità. Gli ostacoli burocratici, uniti a barriere culturali e pregiudizi, rendono l’ingresso nel sistema produttivo ancora più difficile rispetto ai canali tradizionali. La difficoltà di inserirsi in un contesto lavorativo convenzionale è spesso aggravata dalla mancanza di opportunità adatte, che tengano conto delle loro specifiche esigenze.

Alcune sedi dell’Associazione La Nostra Famiglia collaborano a progetti di formazione e inclusione lavorativa, affinché il tema del collocamento mirato non rappresenti solo un adempimento normativo, ma un’occasione per crescere e per creare ambienti di lavoro più inclusivi e sostenibili.

Una delle possibilità di inserimento lavorativo è rappresentata dai progetti di agricoltura sociale, un’innovativa modalità che unisce natura, lavoro e inclusione. L’agricoltura sociale si configura come un laboratorio protetto, dove le persone con disabilità possono sviluppare competenze pratiche, migliorare la propria autostima e costruire percorsi di autonomia.

Un esempio concreto di questo approccio è un progetto avviato recentemente in Friuli Venezia Giulia in collaborazione con la cooperativa TéAM, che coinvolge giovani con disabilità nella gestione di un orto biologico. Il progetto si propone un duplice obiettivo: da un lato, produrre cibo sano e di qualità; dall’altro, favorire percorsi di inclusione sociale e lavorativa, trasformando un’attività tradizionale come l’agricoltura in uno strumento di crescita personale e professionale.

Il progetto si sviluppa attraverso un percorso di ortoterapia rivolto a uomini e donne che hanno terminato il ciclo scolastico obbligatorio e che vengono inseriti in un contesto rurale accogliente e strutturato, dove ogni giorno si dedicano alla coltivazione e alla cura dell’orto. Seguendo il ciclo delle stagioni, lavorano con piante specifiche, imparano le tecniche agricole di base e collaborano per portare avanti le attività produttive.

Oltre al lavoro pratico, il progetto prevede una parte formativa guidata dai tutor. Durante gli incontri formativi, si definiscono insieme le modalità operative, si pianificano le coltivazioni e si scelgono le piante da coltivare. Viene anche dedicato spazio ad approfondimenti tecnici sulle colture, sulle metodologie biologiche e sull’agroecologia. Questa formazione è fondamentale non solo per acquisire competenze specifiche, ma anche per sviluppare una consapevolezza del proprio ruolo all’interno del progetto e del valore del proprio lavoro.

Il contesto agricolo offre un ambiente protetto, dove i giovani possono mettersi alla prova senza il timore del giudizio e affrontare le sfide a un ritmo adeguato alle loro capacità. Attraverso il rapporto con la terra e le piante, si rafforza la percezione della propria utilità e si sviluppa un senso di responsabilità. Questa esperienza aiuta i giovani a non essere più solo destinatari di aiuto, ma protagonisti attivi che contribuiscono alla produzione di qualcosa di significativo.

Il lavoro con la terra diventa così un percorso di crescita globale: i partecipanti non solo imparano a prendersi cura delle piante, ma sviluppano anche la capacità di lavorare in squadra, di pianificare le attività e di gestire piccoli problemi quotidiani.

Questo approccio crea un circolo virtuoso che coinvolge le realtà del territorio, favorendo la coesione sociale e sensibilizzando la comunità sull’importanza dell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità.

La distribuzione locale dei prodotti non solo valorizza il lavoro dei partecipanti, ma trasmette anche un messaggio positivo: il frutto del loro impegno può entrare nella vita quotidiana delle persone, dimostrando che la disabilità non è un limite, ma una risorsa preziosa in un contesto adeguato.

Grazie a progetti come questo, i giovani con disabilità possono acquisire competenze professionali spendibili in futuro e costruire un percorso verso l’autonomia. L’agricoltura sociale non è solo un laboratorio protetto, ma una porta d’accesso a un futuro in cui dignità e indipendenza diventano traguardi raggiungibili.