Giusti tra le nazioni: i bambini insegnano la vita
54 alunni dell’Istituto Comprensivo di Bosisio Parini mettono in scena la solidarietà e l’inclusione, il 20 febbraio presso La Nostra Famiglia.
E tu, cosa avresti fatto al mio posto? Parte da questa domanda semplice ma potente l’iniziativa “I giusti tra le nazioni”, che si è tenuta il 20 febbraio presso La Nostra Famiglia di Bosisio Parini.
La mattinata, organizzata dall’Istituto Comprensivo di Bosisio Parini, ha visto la partecipazione degli alunni della 5° A e 5° B della scuola primaria Calvino e dei gruppi Verdi e Viola della Nostra Famiglia: 54 alunni, 8 docenti e 4 educatori insieme hanno raccontato, giocato e sperimentato la socializzazione e l’inclusione, secondo una prospettiva di valorizzazione della persona e delle differenze.
Obiettivo altissimo ma pienamente centrato, basta ascoltare la voce dei protagonisti: “questa esperienza non è una cosa da tutti i giorni: mi ha insegnato che siamo tutti uguali” dice Giulia, piccola interprete dell’infermiera Luisa Colombo, giusta tra le nazioni. “Mi è piaciuto quando abbiamo fatto la staffetta, non solo per il gioco ma anche per il significato, ovvero abbattere un muro per avere la libertà e la pace nel mondo”, le fa eco Francesco, che con i compagni ha messo in scena le storie di vita giusta di Gino Bartali, Giorgio Perlasca, Luisa Colombo, Roddie Edmonds, Adolf e Maria Althoff.
I bambini della Calvino hanno cantato con l’accompagnamento ritmico di percussioni e batteria da parte degli alunni della Nostra Famiglia e tutti insieme si sono avvicinati alla vita di donne e uomini che hanno fatto prevalere il dono di sé rispetto all’egoismo e all’indifferenza.
“E’ stato un percorso di approfondimento, studio e ricerca storica ma non solo. Abbiamo voluto celebrare il giorno della memoria rendendo attuali i messaggi di solidarietà, pace, speranza e libertà”, spiegano le docenti della Calvino Sara Riva e Maria Grazia Bertone: “cosa possiamo fare nel nostro piccolo per spenderci in scelte di bene? Ecco, vedere i cambiamenti dei nostri alunni nel modo di approcciarsi alla vita ci fa capire che hanno fatto propri questi messaggi”.
“Diversi anni fa, ebbi l'onore e la fortuna di poter essere ospite, nella sua casa, di una persona che era sopravvissuta ad Auschwitz... Aveva impresso sull’avambraccio sinistro un numero: A-54O5… Pensate, un numero al posto di quel nome che gli era stato dato alla nascita dai suoi genitori” racconta il docente di lettere Gualtiero Raimondi Cominesi: “si chiamava Nedo Fiano. Ecco, oggi vogliamo ricordare queste persone e come loro tutte le persone a cui le guerre e le violenze hanno tolto il nome. Vogliamo riaffermare che ognuno di noi ha un nome perché è unico e prezioso!”.