“Tutta la terra è vostro posto”
Il 6 novembre a Lecco è andata in scena la vita del beato Luigi Monza.
Nel giugno 1898 Bava Beccaris, dopo la violenta e sanguinosa repressione dei moti di Milano, viene insignito del titolo di grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia dal re Umberto I e in seguito nominato senatore del Regno. Negli stessi giorni nasce Luigi Monza a Cislago, un piccolo paese vicino a Varese.
Parte dal tumultuoso contesto storico l’incipit dello spettacolo teatrale “Tutta la terra è vostro posto”, andato in scena al Teatro Cenacolo Francescano di Lecco il 6 novembre scorso. Elaborato dall’attrice lecchese Ancilla Oggioni (con la collaborazione di Gerolamo Fazzini e di alcune Piccole Apostole della Carità), lo spettacolo ripercorre le principali tappe della vita di don Monza, dalle origini povere e contadine alle intuizioni profetiche di propagazione della carità “fino agli estremi confini della terra”, collocandolo sullo sfondo del complesso periodo storico che ha attraversato.
L'attrice lecchese ha tracciato l'itinerario di don Luigi Monza, dall'infanzia alla nascita della vocazione sacerdotale, dalla costituzione del primo gruppo di Piccole Apostole all'avvio della Nostra Famiglia, con l'accoglienza dei primi due ragazzi con disabilità, con efficaci pennellate e grande padronanza della recitazione.
Essenziali la scenografia e l’allestimento: “è stata una scelta di sobrietà e di essenzialità, una consapevole rinuncia agli effetti speciali (c’è solo il sapiente e misurato accompagnamento musicale di Stefano Venturini) che ben si coniuga con al figura di don Monza, che non amava i riflettori né la gloria terrena”, spiega il giornalista Gerolamo Fazzini.
Ma chi era don Luigi? “Era un leader del servizio e un uomo esemplare per tensione alla santità"” risponde Michela Boffi, vice postulatrice della causa di canonizzazione del sacerdote ambrosiano: “è stato un uomo semplice ma con uno sguardo sapiente sull’umanità che ha saputo scorgere una scintilla del desiderio di pienezza di vita anche nelle situazioni più segnate dalla fragilità e dal peccato. Un uomo di Dio che si fa compagno di viaggio nella condivisione di sofferenze e speranze, che guarda alla chiesa e alla società con senso di responsabilità di chi se ne sente parte”.
In sala 350 spettatori si sono immersi nella vita di don Luigi e si sono fatti conquistare da un sacerdote che con lungimiranza ha annunciato una chiesa in uscita, una chiesa che si fa mondo perché si fa carità nel mondo: "fulcro del suo insegnamento è la carità, che sa reinventarsi e rinascere anche dalle situazioni più dolorose" conclude la vicepostulatrice: "è un linguaggio che unisce credenti e non credenti, che ci incoraggia ad inserirci nella storia per costruire insieme la casa comune”.