Provati dalla pandemia ma desiderosi di ricominciare
Parlano gli ospiti della residenza per persone con disabilità di Mandello, in isolamento sociale dal 21 febbraio.
“Non vedo il mio papà da quasi due anni, ha 87 anni e dice a mia sorella: io ho anche un’altra figlia!”. Chi parla è Claudia, una dei 15 ospiti della Nostra Famiglia di Mandello, Residenza Sanitario Assistenziale per Persone con Disabilità (RSD) diventata “struttura Covid” con la seconda ondata.
Fino al febbraio 2020 presso la RSD si svolgeva la vita di una normale casa, con alcune regole che garantivano una serena vita comune e spazi di libertà individuale rispettosi delle scelte e della storia di ciascun ospite.
“Nonostante tutte le precauzioni per garantire la sicurezza dal contagio, il virus si è insediato nella sede, ha raggiunto quasi tutti gli ospiti, alcuni operatori e le Piccole Apostole che hanno dovuto temporaneamente traslocare” spiega Enrico Fumagalli, responsabile operativo della sede.
L’isolamento: una finestra sul mondo grazie alla tecnologia
Presso il Centro sono state quindi adottate misure sempre più severe, con un ribaltamento dell’organizzazione della vita quotidiana e un cambiamento radicale di ritmi e abitudini: divieto di visita di volontari, amici e parenti e divieto di uscita di qualunque tipo, dalla frequenza della parrocchia all’uscita in pizzeria, dalle vacanze ai rientri in famiglia.
Gli ospiti contagiati sono stati isolati nelle camere, è stata sospesa la frequenza dei laboratori e degli spazi comuni e la cucina, prima luogo simbolicamente centrale della casa, è divenuta unicamente centro di distribuzione.
Gli operatori della struttura hanno fatto miracoli: traslochi, riorganizzazione continua a seconda dell’estendersi graduale del problema, sostegno agli ospiti, tentativo di assicurare, nella straordinarietà della situazione, un senso di normalità, di serenità, di speranza: “fortunatamente a Mandello la tecnologia è sempre stata di casa, perché ausilio indispensabile per l’autonomia degli ospiti. Pur isolati in camera, hanno sempre potuto comunicare e mantenere contatti con parenti e amici e col mondo esterno: un grazie speciale a questo proposito va ai volontari, che con le loro donazioni natalizie hanno consentito l’acquisto di un tablet per videochiamate, e agli operatori si sono dati da fare per animare l’ambiente, mantenendo un livello di cura verso i nostri ospiti molto alto e nel rispetto della normativa vigente” commenta Fumagalli.
I racconti degli ospiti
“Mi sono sentita tanto isolata quando sono stata nella camera a un letto. In questa situazione è preferibile essere in due”, ricorda Claudia. “Io invece ho sofferto perché ho dovuto rinunciare alla mia camera, non vedevo l’ora di tornarci”, le fa eco Patrizia.
Tutti gli abitanti della casa cercano di trarre insegnamenti da questa esperienza, con una buona dose di responsabilità e resilienza: c’è chi è diventato meno “aggressivo”, chi meno “appiccicoso”, chi ha smesso di fumare (e in cambio mangia tanto cioccolato) e chi dice: “qui si sta sempre insieme, ma non è detto che comunichiamo veramente tra noi. Mi sono accorta che altre mie compagne stavano soffrendo e ho cercato di parlare con loro, di esprimere con le mie parole quello che loro non riuscivano a dire e ci siamo capite”.
Caccia al tesoro online con l’oratorio
Ora gli ospiti stanno tutti bene e si sta cercando di tornare alla normalità: parenti, amici e volontari hanno nuovamente la possibilità di incontrare gli ospiti seguendo le procedure date dal Ministero della Salute e dalla Direzione Sanitaria dell’ente.
“Grazie a Dio nessuno è stato particolarmente male e i sintomi sono stati lievi”, racconta Carla Andreotti, Piccola Apostola della Carità residente nella casa: “contiamo di riprendere al più presto le proposte di impegno e di animazione ma soprattutto di tornare ad assaporare i momenti liberi, in cui giocano un ruolo importante le relazioni interpersonali costruite nel tempo da ciascun ospite. Per esempio, in occasione della festa di don Bosco, il sabato abbiamo partecipato a una caccia al tesoro online organizzata da don Andrea Mombelli e dagli animatori dell'oratorio: i nostri ospiti dovevano risolvere degli indovinelli e ad ogni tappa superata ottenevano un pezzo di ricetta. Alla domenica abbiamo cucinato un dolce tutti insieme, bardati da capo a piedi ma felici”.
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