L’abbraccio di Delpini a Bosisio: “questo è il luogo della fragilità che ci insegna la vita”
In visita per il 60° del Centro, l’arcivescovo di Milano il 29 settembre ha incontrato i bambini, i genitori e gli operatori.
“Questo luogo insegna tanto e ogni giorno dà un messaggio importante al territorio, alla Chiesa diocesana e alla società civile: per conoscere, per capire qualcosa dell’uomo bisogna partire dalla fragilità, non dal progresso”: l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, in visita il 29 settembre a La Nostra Famiglia di Bosisio in occasione del 60° anniversario del Centro, è stato accolto dal grande abbraccio delle famiglie e degli operatori nella cornice del settimo padiglione.
Oltre che per celebrare l’anniversario del Centro, la visita avviene in concomitanza con altre due date molto importanti per l’Associazione e per l’Istituto Secolare Piccole Apostole della Carità: il 28 settembre, data della memoria liturgica del Beato Luigi Monza e il 29 settembre, giorno della sua nascita al cielo.
Sono stati i bambini i primi a dare il saluto all’arcivescovo, con l’accompagnamento del coro diretto dal maestro Samuele Rigamonti.
“E’ un momento importante per rinnovare l’amicizia tra tutti noi e la Chiesa ambrosiana di cui ci sentiamo parte viva e attiva nell’attività di cura, riabilitazione, ricerca e formazione”, queste le parole della Presidente dell’Associazione Luisa Minoli: “la accogliamo con gioia nella nostra quotidianità, fatta dei volti dei bambini e dei ragazzi”.
Volti come quelli di Isabel, Tabata, Alessandro, Thomas, Sofia, Andrea, Clara e Luca, giovani attori del Corso di formazione Professionale che, sotto la guida del regista Claudio Milani, hanno messo in scena “Il viaggio di Isotta” di Monica Ferrario, la storia vera di una bambina che ha fatto un percorso di cura e riabilitazione alla Nostra Famiglia, un viaggio dell’anima nel labirinto delle emozioni di gioia, speranza, paura, rabbia, coraggio e fede.
Il viaggio di tanti genitori, come Luisa, mamma di Andrea, che chiede all’arcivescovo come affrontare il dolore degli altri per trasformarlo in rinascita: “siete voi genitori i maestri, un vescovo viene in luoghi come questo a cercare le risposte. Mi chiede quale è la via della carità che trasforma il dolore in rinascita: non è mai il dolore che produce qualcosa di buono ma l’amore che lo accompagna. Questa è una grande famiglia con tante famiglie, è un luogo che ci insegna che ogni situazione, facile o difficile, è l’occasione per camminare insieme. Perché la verità di ciascuno di noi è che siamo fatti a immagine di Dio, che è amore. Se vogliamo capire qualcosa della vita e di noi stessi dobbiamo cominciare dalla fragilità”.
L’arcivescovo ha risposto anche alle domande degli operatori sui temi forti dell’esistenza e della scienza, su come sia possibile ridare umanità alla ricerca e coniugare una visione meccanicistica dell’essere umano con la sua natura trascendente: “la vera scienza è umile, conosce i suoi limiti e sa che la misura non è la verità dell’uomo”, risponde l’arcivescovo: “perché un bambino sorride? Perché vuole diventare grande? La scienza risponde al come e non al perché. Nell’uomo, nella donna, in tutto ciò che esiste c’è la presenza di Dio, che si serve anche di voi ricercatori per rendere la vita migliore”.