Emozioni, riflessioni e storie di vita: la testimonianza di una psicologa del Centro di Como sull'esperienza delle attività a distanza proposte ai piccoli pazienti durante il lockdown
Sono passate ormai diverse settimane dall’inizio di questa attività in smart working… molte le famiglie, i bambini e i ragazzi contattati... molti i pensieri raccolti, loro e soprattutto i miei… e vorrei condividerli con tutti voi, poiché…
“L’universo ha senso solo quando abbiamo qualcuno con cui condividere le nostre emozioni” (Paulo Coelho)
Le famiglie stanno facendo molta fatica a gestire questa emergenza sanitaria, chi più chi meno, fatica ad abituarsi alle nuove routine, ad incastrare bisogni personali e famigliari, a gestire l’attività lavorativa e i bambini a casa, a seguire le scuole e la nuova didattica… in tutto questo cambiamento spesso sono proprio gli adulti a fare più fatica, i nostri super papà, e le nostre mamme, combattenti e guerriere.
É da questi genitori che arriva, quando li contatto, un grande ringraziamento. Ci ringraziano per esserci anche nella distanza, spesso per dare loro suggerimenti operativi, per condividere il materiale messo a disposizione da tutto il team di operatori che, da dietro le quinte, lavora quotidianamente. E ancora più spesso il ringraziamento arriva per aver trovato del “tempo” da dedicare a loro, tempo per chiarire dubbi e rispondere a domande connesse a questa emergenza o semplicemente per ascoltarli e accogliere le loro fatiche, paure e insofferenze. C’è chi dice “grazie, è il solo momento in cui parlo con qualcuno che non sia mio figlio... Grazie perché con lei mi posso sfogare... Lei non immagina da quanta fatica mi sta alleggerendo… Grazie per esserci sempre e come sempre”.
Queste sono le parole che ripagano di ore e ore trascorse davanti ad un pc, ormai senza confini e senza vincoli di orario. Da queste famiglie raccolgo ogni giorno calorosi saluti per gli operatori e le sincere richieste di conferme circa il loro stato di salute. C’è chi si preoccupa se avremo modo di fare un po’ di ferie quando tutto sarà finito, chi si preoccupa che importanti progetti futuri per gli operatori non saltino (ad esempio matrimoni e viaggi di nozze!) e chi si ripromette che, se sarà possibile incontrarsi e aggregarsi, ci porterà ad un concerto per cantare e gridare a squarciagola sorseggiando insieme una birra… come si fa in famiglia!
Dopo aver condiviso del prezioso materiale preparato da colleghi “non in smart” una mamma ha commentato con “wow…che lavoro… sono senza parole… davvero grazie” mentre un’altra nostra mamma, oserei direi molto nota a tanti, anche ai piani alti, mi ha detto commossa “i nostri bambini sono fortunati ad aver incontrato tutti voi”.
Fortunata e Grata, è come mi sento io in questo momento (sì beh, anche moooolto stanca!)
Non posso non menzionare le scuole, che si stanno riadattando ad una nuova gestione della didattica, con tutti i limiti e le difficoltà che questo comporta, ma ammetto con una rinnovata volontà e determinazione che da troppo non riscontravo. Gli insegnanti di sostegno vengono nuovamente riconosciuti nel loro importante ruolo, e non si sottraggono, anzi! Collaborano, propongo, prendono importanti iniziative e cercano attivamente il confronto con noi per sfruttare al meglio queste nuove occasioni di apprendimento, non solo didattiche, ma funzionali anche nel quotidiano. E con mio estremo piacere, la partecipazione agli incontri è nettamente cresciuta, al punto che la maggior parte dei docenti di classe richiede di essere presente alle videocall, mostrando grande conoscenza e consapevolezza del funzionamento dei nostri bambini. Forse troppo spesso i “ritmi e le scadenze” della scuola non consentono di dare così tanto ascolto, come avviene invece ora, ai reali bisogni degli studenti, con e senza disabilità, a favore della programmazione didattica, o forse come da loro stesse segnalato, la richiesta di una presenza fisica in sede non facilita la partecipazione di tutto il team, interessato, ma impossibilitato ad esserci. Ed ora invece le scuole ci sono! Gli insegnanti tutti ci sono! Pronti realmente a fare rete.
E poi ci sono loro, i nostri bambini e i nostri ragazzi. L’insofferenza inizia a farsi sentire, il disagio delle restrizioni inizia a pesare e qualcuno inizia a sentirsi stretto tra le quattro mura di casa, in un piccolo appartamento, spesso soli senza altri bambini nelle vicinanze. I più fortunati hanno giardini, grandi o piccoli, attrezzati di giochi, altri hanno fratelli con cui giocare, o cugini nella stessa palazzina, qualcuno ha nonni in salute nello stesso stabile con cui condividere preziosi momenti. Ma per gli altri ci sono solo mamma e papà che, guidati da noi, con pazienza arricchiscono le loro giornate aiutandoli a regolarsi, ad adattarsi a queste nuove routine, ad avvicinarsi ad attività nuove e adeguate al loro livello di funzionamento, ad esercitarsi per non perdere le autonomie e le competenze raggiunte.
Qualcuno mi chiede quando ci rivedremo... mi dice che sente la mia mancanza… che mi ha preparato una sorpresa, poi non resiste e mi svela che è un disegno da appendere nella mia “camera” a La Nostra Famiglia… E non puoi non sorridere e desiderare di poterli riabbracciare il prima possibile, anche i bimbi che ti hanno fatto penare l’impossibile!
E poi ci sono i nostri “grandi”, super tecnologici, in grado di gestire una call molto meglio di me. Preadolescenti e adolescenti che riescono a seguire un percorso a distanza, forse anche meglio di un contatto diretto vis a vis che li espone un po’ troppo… perché in fondo è così, dietro ad uno schermo ci si può sentire più protetti e ci si può esporre un po’, gradualmente e lentamente, settimana dopo settimana. E lo stiamo facendo, siamo “smart”.
Sono certa che queste “poche” righe non posso spiegare tutto quello che le famiglie mi stanno trasmettendo in queste settimane, ma spero che in minima parte sia riuscita io a trasmettere a tutti voi quanto queste famiglie stiano sentendo vicino ciascuno di noi, quanto stiano apprezzando lo sforzo che stiamo facendo per cercare di fornire un piccolo aiuto, nella consapevolezza che non sarà risolutivo, ma che anche nella fatica ci siamo… come una vera Famiglia sa fare!
“Un dolore condiviso è un dolore dimezzato. Una gioia condivisa è una gioia raddoppiata.” (Proverbio Svedese)
Jennifer Salamon, psicologa del Centro di Como